martedì 15 novembre 2016

Qualche noia con l'amplificatore: morto il trasformatore dell'Egnater Tweaker 40/112

Tempo fa, mentre stavo suonando in sala prove, il mio amplificatore Egnater Tweaker 40/112 è morto: si è spento improvvisamente. Ho pensato ad un fusibile, saltato magari per via di un qualche maledetto sbalzo di corrente: ma non era così. Non era scoppiato il fusibile.



Ho portato quindi l'ampli da un amico che ripara materiale elettronico, hi-fi e elettronica musicale il quale, dopo attenta analisi mi ha diagnosticato la bruciatura del trasformatore. Detta così equivale a dire una mezza catastrofe...

Cosa fare? In linea di principio bisognerebbe comprare un nuovo trasformatore: ma non è una cosa semplice. Nel frattempo ho fatto una piccola ricerca in rete e ho scoperto che questo incidente è piuttosto frequente sugli amplificatori Egnater Tweaker 40 (testata) e 40/112 (combo). 

Gran brutta cosa... Sembrerebbe che la causa di questo incidente ricorrente sia da ricercare nel fatto che questo trasformatore è sostanzialmente sottodimensionato (birichini: forse per motivi di taglio ai costi?): ergo a lungo andare il trasformatore vi pianterà malinconicamente in asso. Pensate solo all'ipotesi del verificarsi di un simile evento mentre state suonando dal vivo: imbarazzo totale, s-concerto (in tutti i sensi), crollo emotivo...

Il mio amico tecnico mi ha quindi prospettato delle alternative:

  1. farsi mandare un trasformatore identico dalla Egnater: scelta non intelligente perchè vuol dire andare incontro inevitabilmente ad un incidente analogo nel breve periodo. Inoltre trasformatore nuovo e spedizione non sono una cosa proprio economica
  2. acquistare un trasformatore Mercury Magnetics. La Mercury Magnetics, conscia del tallone d'Achille di questi ampli, realizza trasformatori specifici potenziati e migliorati, che risolvono il problema definitivamente. Ho contattato la MM che mi ha informato che l'acquisto del trasformatore MM e la spedizione necessitano di circa 300€ (cacchio: mica da ridere...)
  3. ricostruire il vecchio trasformatore adattandolo ai 230 volts nostrani potenziandolo. Il Cielo ha voluto che in un piccolo paese vicino a dove vivo esista un elettricista che costruisce trasformatori e restaura vecchi amplificatori.
Contatto quindi il restauratore di trasformatori residente nel paesello il quale mi dice che bisogna vedere in che condizioni è il povero trasformatore per poter fare una diagnosi. Una volta portato, il restauratore elettrico mi vaticina che, sia pur ciancicato e sottodimensionato, questo trasformatore ha una buona struttura di base. Si può restaurare! Io grido al miracolo!

Per farla breve. In un paio di settimane e con circa 80€ (60€ la ricostruzione e upgrade del trasformatore e 20€ installazione dall'amico elettricista) ho risolto il problema.

L'amplificatore è ora perfettamente a posto: mi sembra anche che abbia un suono forse un po' più caldo e pieno rispetto a prima. Ma non so dire se sono gli effetti collaterali del miracolo.

In conclusione. 

A TUTTI I POSSESSORI DI UN APLIFICATORE EGNATER TWEAKER 40 O TWEAKER 40/112 
Esiste il rischio reale e concreto di morte improvvisa del trasformatore. Non è un evento sicuro al 100%, ma la percentuale di rischio è piuttosto elevata. Pertanto cercate di essere pronti preventivamente all'evenienza. Potrebbe essere necessario l'acquisto di un nuovo trasformatore (Mercury Magnetics o Classic Tone). C'è la possibilità tuttavia di ricostruire e fare l'upgrade del trasformatore grazie ai buoni uffici di un abile tecnico con grande risparmio di danaro, psicofarmaci (per l'esaurimento nervoso) e di tempo.





lunedì 7 novembre 2016

Un piccolo demo

Allego qui di seguito un video casareccio di una mia canzone: è un brano che ho scritto più di 30 anni fa (quando ero un ragazzino...) e che ho ri-arrangiato e registrato cantando e suonando tutto da solo. 
In questo pezzo ho usato la Rickenbacker 360/12 come ritmica e la 660 per rifiniture e assoli.

Di sicuro questo video non è un granchè, però può dare un'idea di come uso queste incredibili chitarre.




martedì 4 ottobre 2016

Il Battipenna (Pickguard)

Il battipenna della 360/12 ha la peculiarità di essere su due livelli: viene infatti definito split-level pickguard.


Il battipenna canonico in bianco di una 370

Introdotto nel 1958 e mai più minimamente modificato, rappresenta uno strumento molto utile per agevolare l'uso della chitarra soprattutto, secondo me, quando si fanno dei grandi lavori di ritmica. 

E' fatto di plastica rigida e diviso in due parti: dove sono collocate le manopole si trova il primo livello più basso, mentre sotto i pickup c'è un secondo battipenna sopraelevato sostenuto da alcuni sostegni (tre per la precisione). Su questo secondo pickguard sopraelevato viene solitamente appiccicato l'adesivo "Made in America" tipico delle Rickenbacker.

La 360/12 (in tutte le sue livree) presenta normalmente il battipenna di colore bianco (intonato con la placca copri truss posta sulla paletta). La Rickenbacker 660 invece ha il battipenna a due piani color oro (è sempre di plastica: non è d'oro...).

In effetti questi pickguard possono aver colori anche diversi dal bianco e può capitare di incontrare delle 360/12 con battipenna nero o oro. 


Una 360 bianca con battipenna nero

 
Sempre una 360 bianca ma con battipenna Gold
Il battipenna nero viene solitamente montato su 360/ o 360/12 che hanno anche il famigerato R tailpiece nero (vedere specifico post sui tailpieces)

Queste variazioni cromatiche danno comunque un tocco molto particolare ad una chitarra già di per sè molto bella. 
 
Tempo fa mi era passata per la testa l'idea di sostituire il battipenna bianco d'ordinanza con uno Gold. In effetti è possibile trovarlo in rete. Il problema è che, a rigor di logica, bisognerebbe sostituire anche la placca copri truss per mantenere un'armonia cromatica. 


Una bella 360 Jetglo con battipenna Gold: che invidia...

Mentre il pickguard si può trovare tutto sommato facilmente, la placca copri truss (con tanto di nome-marchio Rickenbacker) non è in vendita. Al limite la devi spedire e ti ri-colorano la tua originale. Se addirittura ti si rompe questa placca o la trovi usata magari su ebay (sperando che non sia una fregatura) oppure devi spedire il pezzo rotto alla Rickenbacker e poi ti mandano (dietro lauto prezzo) il pezzo sostitutivo. Il tutto, sembra, per proteggere il marchio dalle imitazioni. la storia di questa questa placca insomma meriterebbe un post a parte....

Comunque alla fine ho lasciato perdere. Mi tengo il pickguard che ho. Stop.

giovedì 1 settembre 2016

La Rickenbacker 660 dal vivo

Qualche settimana fa ho deciso, vincendo una serie di paure, di portarmi dietro la Rickenbacker 660 per una serata dal vivo durante una bella serata estiva. Eh sì, avevo paura: avevo paura che mi si rovinasse, che me la fregassero, e che diavolo ne so io... Quindi, invece di portarmi la solita Epiphone Casino, ho deciso di prendere questa benedetta chitarra. Del resto dovevo suonare per un bel po' e la 660 è leggera e maneggevole: alla fine mi sono deciso.

Queste sono quindi le mie impressioni su questa "prima volta" dal vivo con questa chitarra.

Innanzitutto devo dire che come amplificatore ho usato il mio piccolo Ashdown da 30W da basso con cono da 10''. Perchè una simile combinazione? Semplicemente perchè mi ero portato dietro anche il basso perchè forse (ripeto forse) in qualche pezzo avrei dovuto suonare il basso. Alla fine il basso non l'ho suonato mai: ho sempre suonato la chitarra attaccata a questo piccolo ampli da basso.

Come effetti ho usato l'Holy Grail (riverbero) e il Memory Boy (Delay) dell'Electro Harmonix, il tremolo TR-1 della Boss, Cry Baby. 

Ho suonato con i Bad Katherine Sons, una formazione (due chitarre e voce) con cui suoniamo blues classico e soul. In questa serata si è aggregato un batterista.

Veniamo al dunque.

La Rickenbacker si è comportata benissimo. Nonostante le non poca umidità ha sempre tenuto l'accordatura in modo ineccepibile. Il manico comodissimo e scorrevole come una pista da bowling: mai un fastidio con le mani nonostante le tante ore di suonata...

Un primo piano della mia Ric 660

I suoni sono stati fantastici nonostante un ampli non proprio appropriato. Sembrava che avesse una specie di chorus: il suono era così limpido, pieno e caldo che, con la ritmica, riempiva anche la parte di basso. 
Una persona del pubblico mi ha infatti chiesto se ci fosse un basso in sottofondo da qualche parte: era invece semplicemente il suono pieno della chitarra forse sostenuta dal tipo di amplificatore. I toaster sono dei pick up magnifici. Con la 5a manopola, dovo aver collocato la levetta selettore dei pick up in mezzo, sono riuscito a dosare i suoni mixando i due pick up a mio piacimento ottenendo dei suoni sempre diversi a secondo del pezzo che dovevo suonare.

Eccomi qui all'opera

Nel complesso sono rimasto molto soddisfatto: questa chitarra è semplicemente eccezionale ed è una perfetta partner per queste performance dal vivo. Ha risposto benissimo anche per il genere di musica che abbiamo suonato. E' pratica, maneggevole, affidabile.

I Bad Katherine Sons (BKS)

Ho ricevuto poi molti complimenti da altri musicisti che hanno guardato con molta ammirazione questa bellissima chitarra: un chitarrista mi ha detto che era la prima volta che vedeva questa chitarra Rickenbacker di cui aveva solo sentito parlare come una leggenda.

Insomma sono stato molto gratificato e credo che questa splendida Rickenbacker 660 mi seguirà molto spesso nelle mie serate live.

lunedì 25 luglio 2016

Convertire una 360/12 in una 360/6

Tempo fa chiacchieravo con un amico, anche lui chitarrista, che apprezzava molto la Rickenbacker 360/12 per la sua qualità costruttiva e originalità del sound. Riteneva tuttavia che l'impiego di questa chitarra potesse essere piuttosto limitato rispetto ad una chitarra a 6 corde. Poichè il manico ed il sound della 360/12 gli piaceva molto, si domandava se non poteva essere il caso di trasformarla, anche per un periodo di tempo limitato, in una 6 corde. 

La questione di trasformare una 360/12 in una 360 a 6 corde non è certo una novità. Nei forum se ne parla. Effettivamente non è una questione secondaria, ma necessita di alcune riflessioni.

Ricordo poi che la questione era risaltata fuori, su questo blog, nel momento in cui ho sostituito l'R tailpiece con il Trapeze

In linea di principio, togliere 6 corde dalla Ric 360/12 non è una cosa impossibile (mentre è complicatissimo il contrario ovviamente). In teoria uno sfila le sei corde che caratterizzano la 12 corde e tiene quelle con la scalatura da 6 corde. Questo in teoria. Ma in pratica?

La prima cosa che mi viene in mente è che con questa operazione la tensione complessiva sul manico si riduce sensibilmente: questo vuol dire che inevitabilmente bisognerà lavorare sul double truss perchè il manico si muoverà. Già questa per me è una mezza seccatura perchè lavorare su due truss non è uno scherzo: regolare il manico è un'operazione delicata che va fatta solo quando necessario. 

Inoltre chi ha provato questa operazione ha rilevato il fatto che le meccaniche inutilizzate della 12 corde tendono a vibrare creando qualche fastidio quando si suona. In teoria bisognerebbe almeno smontare sei chiavi: e poi le sellette rimaste vuote?

E' vero che la struttura della chitarra e del manico di una 360/12 sono sostanzialmente identiche alla 360/6: ma la spaziatura delle corde potrebbe non essere proprio identica perchè il capotasto alla paletta è realizzato per ospitare sei coppie di corde... Bisognerebbe sostituire anche 'sto benedetto capotasto... uff...

E poi c'è sempre l'incognita R tailpiece: levare le corde è un attimo ma, in caso di ripensamenti, rimetterle è un incubo. Con il Trapeze è certamente più semplice...

I ripensamenti! E poi se uno ci ripensa e vuole rimettere su le corde, mi viene la pelle d'oca al solo pensiero...

Tutto questo per dire: ne vale la pena? Se ho preso una 360/12 è perchè volevo una Rickenbacker 360/12 non una a 6 corde. Fare tutto questo casino su una chitarra così sensibile e delicata, mi sembra un azzardo inutile: e poi adesso ho la 660 che ha sei corde e suona benissimo. 

In breve, io personalmente non farei una cosa del genere: se uno non è convinto di una 12 corde è bene che si rivolga ad una 6 corde senza tentare esperimenti strani...

Insomma: non mi sembra una buona idea. Anzi...

mercoledì 13 luglio 2016

Rickenbacker fracassate!

Non potevo rinunciare ad inserire in questo piccolo blog questa famosa foto di Pete Townshend



Questa immagine di Colin Jones è stata scattata nell'appartamento di Belgravia (Londra) di Towshend nel 1966. Sulla parete si riconoscono (da sinistra verso destra):


  • Rickenbacker 360/12 Export
  • Rickenbacker 1998
  • Rickenbacker 1993
  • Rickenbacker 1993
  • Rickenbacker 1998

A parte una, che sembra in condizioni decenti, le altre sono proprio messe male. Da quello che so, queste chitarre a pezzi sono sparite...

Io comunque le mie chitarre, comprese le mie due Rickenbacker, le tratto decisamente meglio. Se penso che ho sempre il terrore di rovinarle!

domenica 12 giugno 2016

C'è 12 corde e 12 corde

Ogni volta che posso, prendo la mia Rickenbacker 360/12 e mi faccio una strimpellata. Lo faccio perchè prima di tutto mi piace il suo suono così particolare e poi perchè, come ho già scritto in un mio precedente post, questa chitarra in un modo o nell'altro implica un esercizio continuo per sviluppare tecnica e soprattutto la "mano".

Infatti questa chitarra ha un manico molto particolare talmente particolare che qualcuno non riesce a metterci le mani sopra. Per me il manico della 360/12, nonostante sia effettivamente piuttosto stretto con le corde molto vicine, rimane uno dei più comodi che ci sono in circolazione. E poi la tastiera così liscia rimane una cosa fenomenale.


Giorni fa, sono stato dall'amico Fabio, che spesso mi ha aiutato a fare regolazioni e aggiustamenti vari, e con l'occasione mi ha fatto provare la sua chitarra acustica 12 corde Fender.

Una bellissima chitarra, non c'è che dire: un sound notevole. Ma ahimè non sono riuscito a suonarla più di tanto. Il manico troppo grosso, l'action troppo alta: dopo un paio di accordi mi sono stancato e la mano sinistra mi dava fastidio. Troppo faticoso suonare una chitarra simile. 

In effetti questo chitarrone acustico 12 corde Fender e la Rickenbacker 360/12 sono due strumenti impossibili da confrontare. Sono proprio due pianeti diversi. Però mi sono reso conto che a furia di suonare la mia Ric 360/12 ho sviluppato una sorta di deformazione professionale. Non riesco più a suonare quelle chitarre con i maniconi e l'action alta. Posso suonare la Ric 360/12 per ore senza fermarmi mai, mentre dopo un quarto d'ora con una 12 corde convenzionale ho le mani da buttare...

Insomma, c'è 12 corde e 12 corde...

giovedì 26 maggio 2016

Rickenbacker 362/12

Intorno alla Rickenbacker 360/12 esistono alcune "variazioni" certamente di un certo interesse (e di un certo costo). Sull'onda del tentativo di rendere più flessibile una dodici corde per renderla in qualche modo una sei corde (ricordate la Rickenbacker 366/12?), deve essere annoverata la Rickenbacker 362/12.




La Rickenbacker 362/12 è una double neck ovvero una chitarra dotata di due manici. Nel caso specifico si nota chiaramente che questa chitarra appare come due 360 fuse insieme di cui una presenta un manico e meccaniche per le 12 corde, mentre l'altra ha la struttura per la sei. I magneti sono identici (ovvero gli Hi Gain, per la precisione 4), le manopole sono quelle standard presenti sulla 360/12, identico il selettore per i pick up. Idem per i legni, i tendicorde a "R", il numero di tasti (24). Unica differenza: è presente un selettore per passare i controlli dalla 12 corde alla 6 corde e viceversa. 

La Rickenbacker 362/12 è stata costruita dal 1975 al 1992 in un numero piuttosto limitato di esemplari. Era già una chitarra carissima ai suoi tempi: oggi ha un costo fuori della portata di molti portafogli (il primo di tutti: il mio). Insomma è diventata un pezzo da collezione  estremamente raro e molto pregiato. 

In rete le ho viste solamente in finitura "natural": non so se esistono anche in Jetglo o Fireglo dato che non le ho trovate. Suppongo che disponga di una sua specifica custodia.

Sicuramente si tratta di uno strumento molto particolare, però a me francamente mi sembra una chitarra un po' scomoda in primo luogo per gli ingombri. E poi non mi sono mai piaciute tanto le double neck... (insomma siamo sul livello della "volpe e l'uva"....)


mercoledì 11 maggio 2016

Ancora a proposito di Manico: bolt-on, set-in, neck-thru

Il recente acquisto della Rickenbacker 660 (accidenti che bella chitarra! Ogni volta che la guardo mi vengono le lacrime agli occhi dalla commozione...) mi porta sempre più spesso ad evidenziare le differenze fra questa magnifica chitarra e la grande 360/12. Come ho avuto modo già di scrivere, di differenze fra queste due prestigiose chitarre ce ne sono parecchie. Una distinzione sicuramente molto interessante, e che offre tra l'altro ulteriori spunti di riflessione, è sulla differenza di manico per quello che riguarda la modalità costruttiva.

Mi spiego meglio...

Se uno osserva le specifiche di queste due chitarre noterà che la 660 presenta un manico (neck) di tipo "Thru Body" mentre la 360/12 uno "Set-in". Cosa significa?

Esistono sostanzialmente tre tipi di manico

Bolt-on Neck. In questo caso il manico è fissato al corpo (body) della chitarra tramite delle viti. La Fender Telecaster ad esempio presenta questo sistema: se uno gira la chitarra noterà una placca con (solitamente) 4 viti che fissano il manico la corpo. E' evidente che si tratta di un sistema piuttosto semplice e di una certa praticità nel caso in cui si debba fare interventi di manutenzione oppure per esempio sostituire il manico perchè si è rovinato o spezzato (eh sì! succede pure questo!). Con una chiave a brugola, ove consentito, si può pure modificare l'inclinazione del manico.

Il "didietro" di una bella Fender Telecaster 60th Anniversary
Set-in Neck. Il manico è incollato al corpo della chitarra attraverso (solitamente) un incavo. Non ci sono viti di sorta. E' questo il caso della Rickenbacker 360/12. Il manico, in caso drammatico di danneggiamento o frattura, può essere al limite sostituito, ma ci vuole uno che ci sappia proprio fare. 

Una Rickenbacker 360/12 in costruzione nella fase in cui il manico viene incollato al corpo (non provate a farlo a casa!)

Neck-Through Body. E' appunto il tipo di manico della Rickenbacker 660. In questo caso il manico rappresenta un pezzo unico che attraversa tutto il corpo della chitarra (Il manico attraverso il corpo - oddio detta così fa un po' impressione...). A questo si aggiungono i fianchi per comporre il body. Sistema di produzione decisamente più costoso, più raffinato. Inutile dire che se si rompe il manico si butta via tutto...

Il magnifico e sexy "lato B" della Rickenbacker 660
Morale della favola. Che differenza c'è in termini di sonorità? Da quello che posso capire, un manico avvitato contribuisce a produrre un suono più chiaro perchè le vibrazioni che si producono fra corpo e manico si trasmettono in modo minore. Il manico incollato contribuisce a produrre suoni più caldi perchè le vibrazioni si propagano meglio. Il neck-thru  garantirebbe la massima trasmissione delle vibrazioni fra corpo e manico. Diciamo che costituisce il sistema di costruzione ottimale.

Avendo a disposizione chitarre con tutte e tre queste caratteristiche (mi ritengo estremamente fortunato...), sto al momento esaminando tutti questi aspetti. Al momento tutto quello che posso dire è che quando si compra una chitarra, soprattutto se costicchia, non è male tenere presente anche questo aspetto. Tanto per dire: questa caratteristica del manico neck-thru della Rickenbacker 660 può anche spiegare il costo stesso dello strumento...


venerdì 15 aprile 2016

Rickenbacker 660

Colto da un raptus di follia pura e ammaliato dal prezzo che mi è stato proposto (a cui non ho saputo resistere), ho acquistato una incredibile Rickenbacker 660 Fireglo!!!!


A differenza della Rickenbacker 360/12 che ho a suo tempo acquistato per passione pura e per reminiscenze oniriche della mia infanzia musicale, questa 660  è stata il risultato del fascino che le chitarre Rickenbacker hanno risvegliato in me. Diciamo anche che quando ci si appassiona pericolosamente alle chitarre Rickenbacker, una eventualità del genere bisogna aspettarsela. Mi ci sono buttato a capofitto in modo quasi irrazionale

Non voglio fare una recensione tecnica di questa chitarra quanto dare qualche informazione e condividere (con altri potenziali appassionati) le mie impressioni. 

Per prima cosa bisogna dire che si tratta di una solid body a 6 corde dalla linea a dir poco stupenda. Le rifiniture sono di altissimo livello. Presenta le placche del battipenna e la cover del trussrod in plastica dorata. Le chiavi sono Goto e le manopole sono in stile vintage. Monta pickup "toaster" invece degli "Hi again".

Il binding  è molto elegante e la qualità costruttiva superba. Bellissima la livrea Fireglo. Grazie al cielo monta il tendicorde a trapezio invece del temutissimo "R".



Per quanto riguarda le timbriche devo dire che i toaster fanno un lavoro egregio: sicuramente suonano diversamente dagli Hi Gain, ma non posso dire che i primi siano meglio dei secondi o viceversa. Devo dire che i suoni puliti sono eccezionali, meravigliosi: sulla distorsione bisogna lavorarci un po' per trovare il sound che si desidera. 

La 660 ha un manico a 21 tasti decisamente più grande del manico della 360/12. Il manico  è molto scorrevole e i tasti non sono particolarmente larghi. 

La Ric 660 vicino alla mia Fender Telecaster American Standard
La 660 viene considerata da molti come una chitarra fondamentalmente "piccola". Qualcuno la definisce una "small scale". Tassativamente non è così. Non ha nulla a che spartire ad esempio con la Ric 325 (che è proprio a scala ridotta). La 660  è una chitarra normalissima solo un po' più corta.  È lunga 92cm contro i 97cm della Telecaster e i 101cm della Ric 360/12. Io sono alto 1,86 e addosso non me la sento come una chitarra piccola. 


Per molti aspetti la Rickenbacker 660  è quasi il contrario della Ric 360/12. La 360/12 ha il manico lungo e stretto, la 660 corto e largo. La 360/12 ha gli Hi Gain, la 660 i toaster. La 360/12 è una semi acustica, la 660  è una solid body, ecc... ecc... Insomma hanno veramente poco in comune. 






La Ric 660 vicino alla ia Ric 360/12: che coppia!
In breve si tratta di una chitarra indubbiamente non economica (diciamolo: costicchia...) ma ha un suono, una qualità costruttiva, una affidabilità molto al di sopra di tante altre titolate chitarre. Ha una linea bellissima. 

Personalmente ho suonato molte Fender (Tele e Strato), Gibson (335, 339, LP, SG), costosissime Gretsch, ma nessuna è paragonabile a questa chitarra. Il fatto che sia molto difficile da trovare in Italia (io l'ho comprata all'estero) e che non si trovi facilmente al collo dei chitarristi famosi non significa niente: rimane forse la chitarra migliore e più bella che abbia mai suonato e, incredibile, mai posseduto. Un sogno. 

Altro che chitarra piccola, questa è una grande chitarra, una grandissima chitarra!


Niente suona come una Rickenbacker! 

giovedì 14 aprile 2016

Mike Campbell e la sue Rickenbacker

Sul sito della rivista Rolling Stone ho trovato questa interessante intervista a Mike Campbell, chitarrista degli Heartbreakers (il gruppo di Tom Petty per intenderci), dove parla delle sue chitarre Rickenbacker. L'intervista è divisa in due parti e soprattutto contiene due episodi video tratta dal documentario The Guitars dove appunto Mike Campbell parla delle sue chitarre.

In questi link si trovano le interviste: consiglio caldamente la visione dei video! Acciderba che chitarre!

Episode 6
Episode 7




mercoledì 23 marzo 2016

Rickenbacker al NAMM 2016

Ho trovato questo video fatto abbastanza bene sullo stand della Rickenbacker al NAMM edizione 2016. Tanto per rifarsi un po' gli occhi...



giovedì 10 marzo 2016

Addio a George Martin

George Martin vicino a John Lennon che imbraccia
 la sua leggendaria Rickenbacker 325
Un pezzo di storia della musica viene a mancare. La morte di George Martin significa la perdita di un esponente di altissimo livello per la storia della musica rock degli ultimi decenni. 

Quanti aneddoti e retroscena sulla storia dei Beatles George Martin aveva nella sua memoria? 

Di certo si trattava di una figura sempre molto discreta, molto professionale: figure che oggi non ci possiamo nemmeno immaginare.... 

martedì 8 marzo 2016

Grandi Cambiamenti

Alcuni giorni fa mi si è rotta la corda del sol grossa della mia Rickenbacker 360/12. In materia di cambiamento di corde ho anche scritto un apposito post su questo blog, pertanto mi sentivo abbastanza sicuro e tranquillo in materia.

Invece, per cambiare questa sola corda, seguendo oltretutto le indicazioni che avevo trovato in rete per scrivere il post di cui sopra (che mi avrebbero dovuto facilitare le cose in un'operazione notoriamente tutt'altro che semplice), ebbene mi ci sono volute quasi due ore!!!

Fra una parolaccia e l'altra, per non dire di peggio, la cosa si è dimostrata complicatissima soprattutto perché la corda mi cadeva sempre dal tendicorde a R: il temutissimo "R Tailpiece ".

L' R Tailpiece infatti le corde le tiene sospese: esse si bloccano solo con la tensione. Insomma ci vuole un sacco di tempo e di pazienza. Che c'entra: dopo un bel po' ce l'ho fatta, ma è stata una fatica pazzesca.

Dopo tutta questa battaglia ho cominciato a riflettere. Non è possibile impiegare tutto questo tempo per cambiare una corda con il rischio anche di metterla male. E poi: come faccio a portare in giro questa chitarra per suonare dal vivo? E se si rompe una corda, o peggio, più di una come si fa?

Siccome io la mia Rickenbacker ho intenzione di usarla tranquillamente e magari voglio portarmela dietro nelle mie performance dal vivo, ho deciso di prendere una decisione decisamente radicale: ho contattato via email la Winfield in California. La Winfield realizza infatti un Trapeze con un adattatore per installarlo al posto della R senza bisogno di fare buchi sul corpo della chitarra. Molto tempestivamente la Winfield mi ha risposto dandomi tutte le informazioni necessarie. Con 90$ (escluse le spese di spedizione) ho acquistato il set completo: trapeze, adattatore e viti. Tempo 10 giorni e il materiale mi è stato consegnato a casa.

Insieme all'amico Fabio ci siamo messi di buona lena per effettuare l'operazione. La sostituzione di per se non è complicata, ma smontare e rimontare 12 corde richiede tanto tempo. Qualche corda si rompe e altre magari non si adattano perché troppo corte. Il trapeze infatti dispone le corde in modo diverso rispetto alla R e alcune corde quindi non si adattano. Bisogna quindi avere a disposizione delle corde nuove.

Che dire di questa sostituzione?


Inserire e sostituire le corde è ora un'operazione decisamente più facile: ora ci vuole veramente un attimo. Direi che è anche più semplice rispetto ad altre chitarre. Si infila la corda nell'apposito buco e via: il gioco è fatto!

Da un punto di vista estetico, la R sicuramente ha il suo fascino, ma anche il trapeze non scherza: la chitarra ha ora un look decisamente più vintage. A me piace molto, ma questa è una cosa molto soggettiva.


Devo dire poi che la suonabilita' della chitarra mi sembra migliorata notevolmente. L'accordatura è più stabile e la chitarra è diventata molto più affidabile. Il suono è più caldo e pieno. I regolatori di tono sono più efficaci. In breve la chitarra ha guadagnato sotto molti punti di vista. 


La conclusione di tutto questo è che la R ha un suo valore estetico indiscutibile, ma è decisamente poco funzionale. Penso che chi intende usare la 360/12 in modo assiduo con tutta la tranquillità che serve quando si va a suonare in giro (non dimentichiamoci che la R è sempre a rischio di rottura), il ricorso al Trapeze con il suo adattatore è una scelta pressoché inevitabile.



PS: ovviamente l'R tailpiece non l'ho mica buttato via. Attualmente lo custodisco in una scatola con la massima cura perchè se un domani decidessi di rimontarlo...

martedì 2 febbraio 2016

Electro Harmonix Nano Clone Analog Chorus

Mi sono imbattuto in questo chorus analogico Nano Clone della Electro Harmonix per una serie di motivi:

1) il prezzo che mi è stato proposto era tale che è stata un'offerta che non si poteva rifiutare per un pedale nuovo
2) mi piace l'effettistica analogica
3) è facilissimo da utilizzare anche per un imbranato come me
4) apprezzo gli effetti della Electro Harmonix per la loro qualità e robustezza
5) mi piace la roba fatta di metallo con una discreta dose di grezzaggine
6) le dimensioni particolarmente ridotte

Vediamo allora punto per punto

1) Il prezzo non lo dico, ma questo affarino l'ho preso per corrispondenza in Germania (tramite il mio solito amico da cui oltretutto ho comprato la Rickenbacker 360/12) ad una cifra molto interessante. Avevo provato il (fratello maggiore) Clone (tanto) tempo fa  e mi era piaciuto. Quando ho visto la possibilità di acquistare il pedalino ad una cifra molto conveniente, l'ho preso punto e basta.

2) Si tratta di un effetto con una sonorità veramente molto analogica. Il suono è decisamente bello e limpido: molto vintage. In effetti oggi si dice "vintage", ma per qualcuno questo pedale potrebbe avere un sound un po' antiquato proprio perchè decisamente analogico. Il Chorus poi non è che sia un effetto particolarmente attuale: ti riporta automaticamente agli anni '80 senza ma e senza se. A voi fa impazzire la musica anni '80?

3) In realtà questo pedale ha i controlli ridotti all'osso. C'è l'interruttore da pestare, una spia per capire se l'effetto è acceso o meno e poi c'è solo una manopola del "rate". Più la giri più aumenta l'effetto chorus. Niente altro. Quando si suona dal vivo può essere abbastanza comodo avere una semplicità simile soprattutto per gente che improvvisa in continuazione (come il sottoscritto) e bisogna fare i suoni al volo. E' impossibile avere un effetto più semplice di così.

4 e 5) Si tratta di un pedale molto robusto e ben costruito. La qualità costruttiva è nello standard della Electro Harmonix. E' un bel pezzetto di ferro! Attenzione: per cambiare la batteria bisogna svitare tutta la base ed accedere direttamente alla circuitazione interna: c'è un vano batteria un po' approssimativo. Bisogna fare attenzione a non scassare tutto. Il carica batterie non è in dotazione e questo tipetto le batterie se le beve come fossero bottiglie di Jack Daniel's. Oltretutto se lasci il jack (non Daniel's) inserito, anche a pedale disattivato e a spia spenta, continua a tracannare la batteria. Anche quando uno non suona bisogna staccare tutto. Il pedale arriva con una scatoletta di cartone molto "vintage" con delle istruzioni scritte (sembra) con la macchina da scrivere: veramente un tuffo negli anni '70. La grezzaggine non manca...

6) Questo pedale è veramente piccolo e si inserisce bene nelle piattaforme porta pedali: non ingombra e non da fastidio a nessuno. Se ne sta lì da una parte per i cavoli suoi: tranquillo, sereno, pacioso.

Cosa dire quindi di questo piccolo Chorus?

Cominciamo dalle cose buone. Costa poco, è robusto e semplice da usare, è piccolo e non impiccia, ha un suono un po' retrò ma non è malaccio.

E adesso veniamo alle cose cattive. In pratica la cosa cattiva è una sola: fruscia come una tempesta di bora a Trieste. In alcuni casi è veramente difficile da usare perchè il fruscio è veramente fastidioso e insieme ad altri effetti aumenta in modo esponenziale. Con il riverbero ed il delay ti viene il colpo della strega...

Insomma va usato con cautela, evitando tutte quelle combinazioni che amplificano il fruscio. In pratica bisognerebbe usarlo da solo senza dargli troppa presenza. 

Per quanto mi riguarda poi, il chorus non è una mia priorità come effetto: lo uso veramente poco. Con la Rickenbacker 360/12 è di scarso aiuto perchè la Ric 360/12 è come se avesse già un chorus di suo: quindi aggiungere anche un chorus vuol dire impastare e incasinare i suoni.

Credo che dovrei dedicare del tempo per studiare un uso un po' più "audace" di questo pedale: anche con la Ric dovrei vedere di usarlo per qualcosa di psicadelico e sperimentale. E il fruscio lo potrei far passare per un effetto "voluto". Una bella furbata eh!


lunedì 11 gennaio 2016

Addio a David Bowie

Con grande rammarico ho appreso la notizia della morte di David Bowie. 

Devo dire che non sono mai stato un suo fan sfegatato: mi piacciono alcuni suoi pezzi da "Ziggy Stardust" e qualcosa dei tempi di "Heroes", ma non è mai stato un genere di musica che mi ha mai preso più di tanto.

Tuttavia devo riconoscere il grande talento poliedrico di questo artista, il suo spirito innovatore, la sua creatività sempre originale.

Insomma il panorama della musica rock perde un altro pezzo importante che, come in altri casi simili, non ha sostituti... 

Certamente ci restano il suo lavoro, i suoi dischi. le sue canzoni, ma noi musicisti della "vecchia guardia" penso che a fatica riusciamo a convincerci del fatto che questi grandi nomi della "nostra musica" siano destinati a scomparire: li vediamo sempre giovani...