giovedì 27 novembre 2014

Gli "Screams in the Backyard" - LIVE!!!

Approfitto di questo blog per fare un po' di pubblicità alla prossima performance live del mio gruppo: gli "Screams in the Backyard".

Ci esibiremo mercoledì 3 dicembre 2014 al Blitz Caffè di Viterbo alle ore 22.30. Proporremo i nostri brani originali in versione hard blues-hard acoustic unplugged. Non so se porterò la mia Rickenbacker 360/12 perchè lo spazio per suonare è veramente angusto e non credo che ci sia posto per mettere un reggichitarra in più: si rischia di non avere più possibilità di muovere un muscolo.

Comunque ci sarà molta musica, molto blues, molto rock a tutta birra... 

E' dal 1978 che rompiamo le scatole con la nostra musica: passano i secoli, ma siamo sempre in circolazione. Peggio per chi fa Karaoke o le cover dei cantautori italiani...



Le brave personcine a modo e per bene è meglio che se ne stiano a casa a vedere "Amici" in TV o quellochecavolomanda la televisione: non è per voi.




Questa è la formazione:

Carmelo Cannarella: chitarra - voce
Massimo Pistilli: chitarra - voce
Enrico Ciapica: basso - voce
Flavio Cannarella: batteria

mercoledì 26 novembre 2014

La Rickenbacker 360 Capri


La Rickenbacker 360 Capri può essere definita come la "nonna" della moderna Rickenbacker 360 da cui è derivata la 360/12. 

Si tratta di una splendida chitarra realizzata dal 1958 fino alla fine del 1963 - inizi 1964 quando appunto nacque la nuova serie 360. La Rickenbacker 360 Capri non disponeva di vibrato e, nella sua serie iniziale uscì con le seguenti livree: 


  • Hi Lustre Blonde (rifiniture "natural maple") 
  • Autumnglo ( 2-tonalità brown sunburst)
  • Fireglo (aggiunta nel 1959)
  • Cloverfield blue-green
  • Natural maple 
  • Gold-tinged Montezuma Brown
  • Black Diamond

Questa chitarra montava il tirante a trapezio, magneti toaster, inlays sia a punto che a triangolo. La cosa più intrigante, secondo me, sono le 4 manopole in stile vecchia-TV di una volta. Molto belle e vintage. Come si può notare dalle imamgini, nella 360 Capri manca la 5a manopola che invece caratterizza le nuove 360.

Inutile dire che si tratta di una chitarra semplicemente bellissima, molto difficile da trovare e ovviamente carissima. 



martedì 11 novembre 2014

Regolare il Truss Rod

La questione del truss rod è una faccenda piuttosto importante sulla quale il chitarrista Rickenbacker deve essere ben preparato (anche psicologicamente), soprattutto se alle prime armi. 

Come dice Wikipedia:

"Il truss rod (a volte tradotto con anima) è una barra inserita all'interno del manico di chitarre, chitarre basso ed altri strumenti musicali a corde metalliche, atta a contrastare la tensione generata dalle corde stesse e le possibili deformazioni dei legni dovute a cambiamenti di umidità e temperatura".

Insomma dentro il manico c'è questa "anima". Se nelle chitarre normali c'è una sola anima, nella Rickenbacker 360/12 ce ne sono addirittura due parallele.  

Perchè si tratta di una questione importante? Perchè la Rick 360/12 è una chitarra che avendo 12 corde, quindi un tiraggio notevole, è uno strumento molto sensibile alle variazioni di umidità e temperatura. Pertanto è pressochè inevitabile doverci mettere le mani, prima o poi.

Il sintomo dello spostamento del manico è piuttosto chiaro: le corde sbattono, frustano, toccano i fret da qualche parte. Se si guarda di profilo il manico si noterà che c'è qualcosa non va.



Il manico non deve essere perfettamente orizzontale, ma avere una sua curvatura precisa come si vede in questa figura qui sotto. 



Per regolare il truss rod o si fa da sè o, nel dubbio, ci si reca da un buon liutaio. Sottolineo il concetto di buon liutaio, perchè un liutaio da due soldi può rovinare seriamente il manico della vostra chitarra facendovi buttare nel cesso una barca di soldi (oltre a farvi venire una crisi di nervi ed un fortissimo istinto omicida).

Se si decidesse di fare da sè è bene prendere un po' di fiato e rimboccarsi le maniche perchè regolare i truss rod di questa chitarra non è proprio un'operazione semplicissima. Tutt'altro. Il primo grossissimo problema è che questi due truss rod sono regolati da due bulloncini a sezione esagonale da 1/4 di pollice. ATTENZIONE: si tratta di 1/4 di pollici e non millimetri. Sono due cose molto diverse.


In questa foto si vede il doppio truss rod di un basso Rickenbacker, ma quello della 360/12 è perfettamente identico.

A complicare ulteriormente le cose segnalo che, almeno nel mio caso, la Rickenbacker fornisce alcune chiavi, ma non l'attrezzo specifico per fare questo lavoro. Si tratta di una chiave a pipa da 1/4 di pollice non reperibile in Italia: la Rickenbacker la vende a poco più di 7$ (esclusa spedizione). Da me contattati mi hanno detto senza mezzi termini che in Italia non la spediscono: chissà perchè!


Insomma: il primo grande problema da risolvere è dotarsi di una chiave da 1/4 di pollice a pipa che oltretutto deve essere di spessore molto sottile, perchè i due truss rod sono molto vicini. Se la chiave è troppo spessa (pur essendo in pollici) non entrerà mai e poi mai.




Inutile quindi andare bellamente in un negozio di strumenti musicali qualsiasi e comprare quegli attrezzetti in bella mostra in vetrina. Ci potete scommettere la mano destra che sono in millimetri e sono, nel vostro, caso del tutto inutilizzabili.  Tentare di usare con le cattive un girabulloni in millimetri su un bullone in pollici vuol dire, con una certezza pressochè logaritmica, deformare la testa del bullone con la conseguenza che non potrà essere svitato nemmeno con la sua chiave in pollici: a quel punto rimarrebbe solo il viaggio a Lourdes con il treno bianco della speranza (ma non è garantito il miracolo...)
 
La speranza è pertanto individuare un grande negozio di attrezzi (tipo ferramenta per intenderci) e chiedere se ce l'hanno: in caso contrario bisogna ordinare questa benedetta chiave. Io l'ho trovata  con i requisiti precisi pagandola circa 9€.

Dopo essersi muniti dell'attrezzo giusto, devo ricordare che questa operazione non è semplicissima. Meglio farla insieme a chi ha un po' di esperienza. Io ho chiesto aiuto al mio amico Fabio che ha avuto già a che fare con queste operazioni chirugiche: meglio quindi essere in due per non fare cavolate. Senza Fabio, anche psicologicamente, non ce l'avrei fatta: smanettare il manico della mia Rickenbacker da solo, senza un conforto, sarebbe stato troppo anche per me...

La prima cosa da fare è verificare se il manico è venuto in avanti o indietro utilizzando un righello e facendo passare sotto le corde un foglio per vedere dove precisamente c'è l'intoppo.

Poi bisogna allentare tutte e dodici le corde ed aprire il coperchio del truss rod.


Se i bulloncini fanno troppa forza si può mettere una microgoccia di lubrificante: attenzione a non far colare il lubrificante dentro l'anima o sulla chitarra. Quindi procedere con moltissima attenzione per non spaccare tutto. Mano ferma ma delicata. 

Di solito bisogna fare piccoli movimenti (un ottavo di giro, mai oltre il quarto di giro) senza mai forzare. Il problema è: da che parte girare? Di solito, avvitando il dado si riduce la concavità del manico (curvatura verso l'alto) ovvero si riduce l'action. Allentando il bulloncino si rilassa il manico aumentando l'action. Perchè ho scritto "di solito"? Perchè è bene non fidarsi mai troppo soprattutto di chitarre che sono praticamente artigianali. Nel dubbio fare qualche piccolo movimento di prova (sempre piccoli giri) e avere conferma sulla direzione del movimento del manico. Ovviamente bisogna tirare nuovamente le 12 corde: la cosa può diventare veramente molto lunga, noisoa e complicata.

Tuttavia è indispensabile procedere sempre con molta pazienza per prove e tentativi per ottenere la regolazione desiderata. Usare sempre il righello per vedere la posizione del manico ed il solito foglio per controllare che le corde non frustino da nessuna parte, nemmeno potenzialmente. 

Se uno non se la sentisse, ripeto: contattate il solito buon liutaio che ci mette poco tempo e fa di sicuro un buon lavoro. 

In considerazione delle smadonnate verie che accompagnano la regolazione del truss rod della Rickenbacker 360/12 (credetemi: si smadonna eccome!) suggerisco di conservare questa chitarra con la massima cautela: evitare soprattutto l'umidità e gli sbalzi improvvisi di temperatura perchè questo strumento ne risente immediatamente. 

Accidenti che pazienza...





martedì 28 ottobre 2014

Auguri Massimo!

In occasione del compleanno di Massimo - arcinoto chitarrista rock/blues della cara e vecchia Old Skool - ci siamo ritrovati in una splendida serata magnereccia. bevareccia e soprattutto suonereccia. 

Si è trattato di un evento a sorpresa e Massimo non sapeva nulla di quello che era stato organizzato.

Morale della favola: abbiamo trascorso una bella serata suonando. In questa foto si vedono gli Screams (in the Backyard) al completo. Notare la mia Rickenbacker e anche Massimo che suona la mia Telecaster American Standard, preferita in questa specifica performance alla sua fantastica Gibson Les Paul Traditional. 

Credo che stessimo suonando Ziggy Stardust di David Bowie oppure Wild Horses dei Rolling Stones. Non mi ricordo bene: avevo bevicchiato un po'...


lunedì 20 ottobre 2014

Una bella rassegna di strumenti storici

In questo lungo video vengono presentati alcuni strumenti storici della Rickenbacker presenti all'interno del Museo situato nello stabilimento di produzione Rickenbacker.

Accidenti che strumenti musicali incredibili...


martedì 7 ottobre 2014

L' Amplificatore

Un aspetto molto importante, e quindi da non sottovalutare assolutamente, è il ruolo dell'amplificatore. In termini generali bisogna ricordare, soprattutto alla chitarrista e al chitarrista meno esperto, che un buon amplificatore è in grado di rendere una chitarra mediocre uno strumento tutto sommato accettabile, mentre un amplificatore mediocre è di fatto capace di trasformare un'ottima chitarra in un cesso (tanto per usare dei termini da conservatorio...).

Insomma qualora si intedesse acquistare una chitarra di un certo livello è quantomeno indispensabile dotarsi di un amplificatore non solo di un livello altrettanto elevato ma che sia al contempo capace di "dialogare" in modo ottimale con lo strumento. Il chitarrista esperto probabilmente capirà cosa intendo per "dialogare": chitarre ed amplificatori (lo stesso si potrebbe dire anche per i bassi) si devono "acchiappare" perchè non è mai e poi mai vero che un amplificatore vale l'altro, anche se si tratta di "signori amplificatori".

Se questo è valido per tutte le chitarre di un certo livello, devo dire che è ancor più valido nel caso in cui si debba amplificare niente po' po' di meno che una Rickenbacker 360/12. Questo perchè:
a) abbiamo a che fare con una dodici corde
b) abbiamo a che fare con una dodici corde avente un suono ed una timbrica particolare.


Se uno si fa un giro in Internet noterà che molto di frequente questa chitarra viene accoppiata ad un Vox AC15 o (per chi se lo può permettere) un Vox AC30. L'accoppiamento viene fatto in prima battuta per una ragione, diciamo così, "romantica": una chitarra tipicamente beatlesiana come la Rickenbacker viene amplificata dall'amplificatore Beatles per antonomasia, ovvero un Vox. Ma non c'è solo una ragione affettiva: il Vox AC15 o il Vox AC30 sono due eccellenti amplificatori valvolari capaci realmente da un lato di esaltare il suono della Rickenbacker 360/12 e dall'altro di rendere in modo ottimale il "ginglegiangle" di questo strumento senza farlo diventare uno "sdragadanghete" troppo metallico.

Nota: abbiate pazienza per come mi esprimo, ma questo linguaggio onomatopeico mi sembra quello più adatto in casi come questi.

Ma torniamo a noi. 

La scelta di un classico amplificatore Vox valvolare è quindi giustificata dal fatto che una chitarra del genere ha veramente bisogno di un buon amplificatore valvolare. Gli amplificatori a transistor, parlo con specifico riguardo a questa chitarra così particolare, fanno uscire il suono della Rick 360/12 decisamente piatto e freddo: ci vuole il suono caldo delle vecchie e care valvole. Il grosso problema dei Vox valvolari classici come gli AC30 e AC15 è che costicchiano e soprattutto pesano come dei macigni!

Questo ultimo aspetto non deve essere mai sottovalutato. Soprattutto quando a strimpellare è il musicista diventato, con il passare dei decenni, "vintage" come la chitarra che suona, e magari deve fare qualche seratina in giro, accollarsi un amplificatore pesante come un bulldozer può essere un problema non indifferente. Carica la strumentazione in macchina, scarica e monta il tutto, suona per 4 o 5 ore, rismonta tutto, ricarica tutto in macchina (intanto sei a pezzi per la serata appena trascorsa...), riporta tutto indietro e riscarica tutto in sala prove... Ebbè, signori e signore, in queste condizioni l'età si fa sentire e se un amplificatore pesa 40kg allora tutto diventa un grosso problema. Inoltre, già suonare in giro per locali non è un'impresa molto remunerativa (anzi!), il pericolo è dover pagare dei camalli genovesi per fare tutto il lavoro di fatica! Mi dispiace, "nun se può fà"!

Del resto, ha senso comprarsi un mega amplificatore valvolare per suonarci solo dentro casa? O sono in grado di portarmelo appresso o nisba! Almeno io la penso così...

Quindi pensate a tutto questo quando si tratta di acquistare il valvolare per amplificare la Rick 360/12.

E io come faccio?


Ebbene, come ho già anticipato in un altro post, il mio fedele compagno di amplificazione è un piccolo, ma potente ed efficientissimo, Egnater Tweaker 40/112. Si tratta di un combo valvolare Egnater dal peso accettabile (intorno ai 26 kg) e dal prezzo non esagerato (anche se non sono sicuro che faccia ancora parte del catalogo dell'Egnater...).

Leggero, dalle dimensioni contenute e munito di due canali, questo combo valvolare da 40 watt (che avevo acquistato precedentemente alla Rickenbacker) si è dimostrato decisamente all'altezza della situazione grazie anche al bel cono Celestion in dotazione. Ottimi i suoni e la distorsione valvolare ottenibile agendo sulla manopola del gain. L'amplificatore non è dotato di riverbero.

Questo amplificatore è piuttosto belloccio anche per la sua veste marcatamente "vintage": è dotato di numerosi controlli che permettono di calibrare con una certa precisione il suono alla chitarra. 

In alcuni casi devo anzi dire che i controlli possono apparire anche troppi: ci sono molte levette e selettori: la ricerca del suono corretto richiede quindi del tempo che, secondo me, è bene dedicare alla definizione del suono.



Un selettore interessante, visto che ne ho appena parlato, è quello che consente a questo amplificatore di darsi una conformazione USA, British o AC (dove AC è la sigla degli amplificatori Vox di cui sopra). E' ovvio che questo amplificatore non potrà mai suonare come un Vox AC qualcosa, ma ci va abbastanza vicino.

Riassumendo: sono stato molto fortunato che l'unione Rickenbacker 360/12 - Egnater sia riuscita perchè l'ampli l'avevo acquistato prima della chitarra.  I tanti controlli, levette e selettori possono a prima vista, complicare la vita, ma penso siano stati il motivo per cui questo amplificatore si è ben adattato ad una chitarra non facilissima da settare come la Rick 360/12. Pesa poco, è piccolo, suona bene, presenta molte combinazioni di suoni, ha degli ottimi bassi che rendono la Rick decisamente molto calda (e non gelida come altri ampli non solo a transistor, ma anche valvolari). Bisogna però munirsi di un buon riverbero, perchè non è presente nell'amplificatore.

Insomma: occhio all'amplificatore. Non fate i taccagni su un elemento così importante. E comunque non accontentatevi, perdeteci un po' di tempo per accoppiare efficacemente chitarra ed ampli ed ottenere dei risultati ottimali.

Su questo link trovate la scheda tecnica dell'Egnater Tweaker 40/112

Eccolo in prova con questo video di Rock Garage.




venerdì 26 settembre 2014

Petty & McGuinn: Telecaster & Rickenbacker

Da felice possessore di una Fender Telecaster American Standard Natural ed una Rickenbacker 360/12 non ho potuto esimermi dall'inserire questo video di Tom Petty e Roger McGuinn del 1992 al Madison Square Garden. Il brano è (manco a dirlo) "Mr Tambourine Man"... In un sol colpo queste due bellissime chitarre insieme...



mercoledì 24 settembre 2014

Occhio agli Schaller!

Tempo fa mi è stato fatto notare, con un pizzico di sarcasmo: "tu parli di una dodici corde ma dalle immagini che hai caricato sul blog si vede chiaramente che hai una normalissima 360 con sei corde!"

Ahi, ahi, ahi! Temo di aver date per scontate un po' troppe cose. Quindi vediamo di spendere due paroline sull'argomento per fugare ogni dubbio. 

Effettivamente se uno osserva di sfuggita una Rickenbacker 360/12 potrebbe non far caso ad una particolarità specifica di questa chitarra ovvero la particolare disposizione sulla paletta delle 12 chiavi prodotte dalla tedesca Schaller

A differenza di una qualsiasi altra 12 corde (elettrica o acustica che sia) che monta le 12 chiavi tutte in fila sulla paletta (che diventa decisamente più grande), la Rickenbacker (nel caso specifico la 360/12) presenta queste chiavi alternate (una verso l'interno ed una verso l'esterno) in modo tale che vengano alloggiate su una paletta di dimensioni normali. Per questo 6 chiavi non si vedono. Una grande invenzione Rickenbacker. 

La cosa in realtà presenta dei pro e dei contro. Sicuramente la paletta è di dimensioni normali e se uno vuole trasformare questa 12 corde in una 6 corde anche questa caratteristica facilita le cose (cosa impensabile su una 12 corde normale). Però qualche problemino c'è: nel senso che quando si accorda la chitarra o si cambiano le corde (cose entrambe non immediatissime in una 12 corde) ci vuole un po' più di pazienza del normale. Soprattutto le prime volte giravo la chiave sbagliata perchè le chiavi, diciamo così, "rigirate" non si vedono: insomma di pare di accordare una corda invece giri l'altra. In breve il casino è sempre in agguato dietro l'angolo...

Morale della favola: bisogna prenderci un po' la mano. Fare molta attenzione soprattutto quando si suona dal vivo perchè la fretta, la poca luce, l'emozione, la gente che ti guarda, il tutto contribuisce a farti fare qualche casino come per esempio girare la chiave sbagliata, scordare una corda che invece andava bene, incasinare l'accordatura generale, incrementare il panico... Quindi studiare con pazienza la logica della disposizione delle chiavi, sviluppare a casa un discreto "tatto" ed una buona manualità automatica (capire con le dita - senza usare la vista - la chiave corrispondente alla corda), munirsi di calma, prendere il tempo che serve, e procedere con tranquillità.

giovedì 11 settembre 2014

La Livrea

Se c'è un brand di chitarre fortemente legato ai colori e alle tonalità cromatiche, alle caratteristiche "visive" degli strumenti di sua produzione, beh quello è proprio la Rickenbacker. Una chitarra Rickenbacker ha dei colori così caratteristici da renderla di fatto inconfondibile. La riconosci da un chilometro. Questo è il risultato di una serie di fattori.

In primo luogo stiamo parlando di chitarre sostanzialmente rare: ce ne sono effettivemente poche in giro ed è molto difficile reperirle.

In secondo luogo, l'offerta di colori delle chitarre è in pratica piuttosto limitata, soprattutto per quello che riguarda le colorazioni standard.

In terzo luogo, la Rickenbacker, come in altre situazioni, fa sempre le chitarre allo stesso modo con gli stessi colori da sempre: sono ammesse poche novità anche sul fronte dei colori.

Se si mettono insieme questi tre fattori principali, alla fine ci si accorge che le chitarre Rickenbacker - torno a ripetere, per le colorazioni base - sono sempre e solo quelle: fin dalla notte dei tempi. La conseguenza è che alla fine, se uno decide di comprare una chitarra Rickenbacker (ad esempio una 360/12) e si mette alla sua ricerca, considerato che non si trovano così facilmente, probabilmente non potrà scegliere più di tanto: si dovrà accontentare di quella che trova. Ed è molto probabile che si troverà di fronte una Rick 360/12 di una di queste colorazioni di base.

Certo, se uno può scegliere può optare per uno strumento dalla colorazione di suo maggiore gradimento e devo dire che una Rickenbacker 360/12 è uno strumento bellissimo: alla fin fine tutte queste colorazioni di base sono ottimali.

Questo post è quindi dedicato alle colorazioni di base della Rick 360/12: come anticipato ci sono delle varietà di colori particolari che affronterò in seguito. Queste colorazioni di base, che sono quelle che più facilmente il potenziale acuirente può incontrare, sono le seguenti:
Jetglo (JG), Fireglo (FG), Natural (NT), Ruby Red (RR) e Midngiht Blue (MB).

Le immagini le ho trovate in rete e ringrazio coloro ai quali le ho prese in prestito. Thanks

La Livrea JETGLO

Si tratta probabilmente della tonalità più comune. Il nero, in contrasto con il battipenna bianco, mi sembra molto elegante. La mia 360/12 è in questa versione. La trovo semplicemente bellissima. Ovviamente una chitarra così richiede un po' di attenzione: ditate, righe, polvere e zozzerie varie si notano subito. Siccome poi si tratta di un bel nero lucido, se non è tenuta più che bene questa chitarra assume un'opacità che certamente non merita. Comunque è una chitarra mozzafiato. Inoltre, notoriamente, il "nero sfina" e su una chitarra di dimensioni piuttosto considerevoli come la Rick 360/12 potrebbe non essere male...

La Livrea FIREGLO

Questa è la colorazione più vintage e più classica della Rickenbacker in generale e della 360/12 in particolare. E che si può aggiungere di altro? Basta guardarla. Ti lascia semplicente senza parole. In colore Fireglo era la 360/12 di Harrison e di Townshend. Una Rick 360/12 Fireglo si trova abbastanza facilmente anche perchè forse è il colore più richiesto: la maggior parte dei chitarristi la vuole così. Diciamo però che i rickenbackeriani si dividono in due partiti: quelli del Jetglo e quelli del Fireglo. A me piacciono moltissimo entrambe le tonalità. La Fireglo resta comunque la colorazione più tipicamente e smaccatamente "Rickenbacker" di tutte.



La Livrea NATURAL


Abbastanza frequente, ma sicuramente meno comune della Jetglo e Fireglo è la tonalità Natural. La 360/12 in questa livrea è senza dubbio molto bella, ma, secondo me, perde un po' di personalità. Non è male, per carità, ma forse risulta un pochino anonima. Si tratta comunque di gusti personali su cui si può discutere fino ad un certo punto. Lo strumento rimane comunque molto elegante e decisamente "belloccio"... Tuttavia, parlo per me, non è una colorazione che mi fa fare i salti mortali.


La Livrea RUBY RED

Rispetto al colore secondo me un po' moscio della Natural, la Rick 360/12 in versione Ruby Red è decisamente più vivace. Questo bel rosso acceso esalta le cromature e le rifiniture della chitarra: bello, elegante, pulito. Si tratta di una versione non proprio facilissima da trovare, ma, diciamo così, si trova. Non è proprio impossibile quindi mettere le mani su una 360/12 di questo colore. A me non dispiace anche se potrebbe apparire come una via di mezzo fra una Jetglo ed una Fireglo: è rossa come la Fireglo, ma senza il burst della Fireglo ed è a tinta unita come la Jetglo. Ha comunque il suo seguito di estimatori. Da non sottovalutare.
 
 La Livrea MIDNIGHT BLUE

Questo tipo di livrea può essere veramente molto elegante. Inizialmente avevo qualche dubbio, ma ho avuto modo di vedere attentamente una 360/12  in tonalità Midnight Blue e devo riconoscere che è molto bella. Non è molto facile trovare delle 360712 in questa colorazione, ma il MB ha una nutrita schiera di estimatori. Di certo in questa versione, la chitarra non passa inosservata...

Insomma, queste sono le versioni di colore standard più comuni: a questo punto a voi la scelta (quando è possibile ovvio...).

martedì 19 agosto 2014

Il Rick-o-Sound

Una delle caratteristiche più intriganti della Rickenbacker 360/12 è sicuramente il famoso - e misconosciuto ai profani - Rick-o-Sound. Su questo dispositivo si è scritto molto e parecchie informazioni si trovano in rete. Pertanto quello che scrivo in questo post è frutto principalmente delle mie osservazioni personali, e per tali devono essere prese. Non mi metterò quindi a dissertare di cose elettroniche o elettrotecniche, ma solo di questioni vissute dalla parte del chitarrista, ovvero dell'"utilizzatore finale", come si dice oggi. Nient'altro.

Il Rick-o-Sound, da quello che riesco a capire, è un dispositivo presente su tutti gli strumenti Rickenbacker etichettati come "De Luxe": quindi alcuni bassi e chitarre lo hanno ed altre no. Che io sappia tutte le 360/12 sono dotate di Rick-o-Sound, mentre la 330/12 no. Se qualcuno avesse notizia di una 360/12 senza Rick-o-Sound me lo faccia sapere. 

Vediamo di capire di cosa sto parlando.

La Rick 360/12 è dotata di due uscite jack: una denominata "standard" e l'altra per l'appunto "Rick-o-Sound". L'uscita standard è quella che viene normalmente usata per suonare la chitarra su un normale amplificatore. E l'altra uscita?

E' importantissimo premettere che si tratta di due uscite "alternative" ovvero non si devono usare contemporaneamente: o l'una o l'altra. Mai insieme. (sennò si va all'inferno...)

Per far funzionare il Rick-o-Sound bisogna munirsi di un cavo a Y ovvero dotato di un jack maschio e due jack femmina. 

Attenzione! Esperienza personale! 
La prima volta che ho provato ad usare questo dispositivo, ho preso un cavo a Y appunto e due jack, ma non succedeva nulla.  Incavolatura. Grossa preoccupazione. Non funziona l'uscita o sono scemo io? 

Poi ne ho comprato un altro ed invece funzionava. Perchè? Semplicemente perchè non bisogna usare un cavo Y qualsiasi ma deve essere il jack maschio stereo e le due femmine mono. Se si usa un cavo Y con jack maschio stereo e le femmine stereo, il Rick-o-Sound non funziona. Quindi prima di sprecare dei soldi (come ho fatto io), è bene sapere questo piccolo, ma non indifferente, particolare.

Una volta muniti del cavo jack Y corretto (mi raccomando occhio quindi!) ci si ritrova con due jack maschi in mano (che immagine orribile!) e quindi uscite separate. Ed è qui che si comincia a ragionare su cosa serva questo dispositivo. Di fatto il Rick-o-Sound permette di separare i due magneti su due uscite distinte. Insomma: un jack specifico per magnete. E' evidente che per dare un senso al tutto bisogna disporre di un amplificatore con due ingressi/stereo perchè se ha un solo ingresso stiamo solo perdendo un sacco di tempo e basta. Oppure si possono usare due amplificatori diversi/separati.

Faccio notare che in commercio esiste una scatolina da usarsi con il Rick-o-Sound: ma io non la conosco quindi preferisco glissare sull'argomento.

Ma torniamo a noi.

Io vi descrivo cosa fa di solito il sottoscritto con il Rick-o-Sound. Poichè posseggo un impianto audio (mixer e casse amplificate) cosa faccio? Una volta collegato il cavo Y all'uscita Rick-o-Sound della chitarra mi ritrovo con due jack maschi che collego a due ingressi distinti del mixer. Poi, agendo sul bilanciamento, mando un canale tutto a destra e l'altro canale tutto a sinistra. Dopo aver collocato la levetta dei pick della chitarra in posizione centrale (ovvero azionando tutte i due i magneti) e dopo avere messo tutte le manopole allo stesso livello (per non sbilanciare i suoni - occhio alla 5a manopolina!), mi ritrovo con il pick al ponte su una cassa e quello al manico sull'altra: totalmente separati e distinti. Un magnete a destra ed uno a sinistra.

Che vuol dire questo? Vuol dire che posso inserire equalizzazioni diverse su ogni singolo canale/pick up, immettere effetti diversi (su un magnete un riverbero più marcato e sull'altro meno, una punta di flanger di qua, un pizzico di tremolo di là, ecc...). Il risultato è a dir poco incredibile! Non si tratta di avere una semplice chitarra stereo, ma due chitarre diverse! Sembra che ci siano due chitarristi contemporaneamente. E' una delle cose più ganze che abbia mai sentito! Stupefacente! Semplicemente stupefacente! Una volta, addirittura, su un canale ho aggiunto un tantino di eco molto breve che dava un effetto di ritardo al suono: i suoni erano così sdoppiati da fare impressione! Ma avete idea delle possibilità che può dare una cosa così? Ma ci rendiamo conto che razza di chitarra è questa?
Provate a farlo con una Fender o una Gibson! E' impossibile. Solo le Rick con il loro Rick-o-Sound riescono a fare una cosa del genere.

Insomma il Rick-o-Sound permette di fare delle cose molto particolari, soprattutto in registrazione o se si suona dal vivo: la chitarra assume una configurazione decisamente  "orchestrale" molto peculiare. Ovviamente bisogna darsi una regolata perchè già la 360/12 tende a generare un discreto "pieno": con il Rick-o-Sound si rischia di coprire tutti e tutto. Quindi un consiglio: una buona equalizzazione e un ragionevole livello di volume (perchè - come già detto - gli Hi Gain pestano: eccome se pestano...)

Liberate la creatività e mettetevi al lavoro: qualcosa di interessante scappa sempre fuori. Garantito.

sabato 9 agosto 2014

Un'Intervista a Johnny Marr degli Smiths

In queso video Johnny Marr degli Smiths parla della sua Rickenbacker 12 corde. Anche chi non capisse una sola parola di inglese apprezzerà comunque questo video per le sonorità che questo grande chitarrista ha saputo tirare fuori da questa chitarra. 

Si comprende inoltre quello che intendevo dire a proposito delle potenzialità che la Rick 360/12 può nascondere.


venerdì 1 agosto 2014

Una gran bella strimpellata

Forse l'ho già detto in un'altra occasione, ma preferisco usare la mia Rickenbacker 360/12 per fare prettamente musica un po' sperimentale, musica dai toni acidi e psicadelici piuttosto che fare il solito "twang" per rifare le canzioni dei Beatles o dei Birds. 

L'altro giorno però mi sono ritrovato con due "vecchi" amici, entrambi appassionati e conoscitori dei Beatles (con i quali solitamente suono il buon vecchio e caro Blues) i quali mi hanno detto se volevamo dedicare una ssessione di prove per suonare canzoni note e meno note dei Beatles.

Colgo l'occasione al balzo e quindi mi munisco della mia Rick, un piccolo Frontman della Fender, un jack e via, verso la sala prove. 

Pur con i limiti pratici ovvi del piccolo Frontman (alla fine della suonata stava praticamente con la lingua di fuori), abbiamo passato una serata di "fuego": praticamente abbiamo suonato ininterrottamente per quasi tre ore rifacendo album interi dei Beatles. Io con la mia Rickenbacker 12 corde, il bassista Michele (con una copia cinese di un Fender Jazz ed uno scassatissimo ampli da chitarra), il batterista Fernando (con una Sonor in quasi male arnese) siamo riusciti a tirare fuori dei suoni veramente ganzi. Il suono del basso stoppatissimo e secco (con vaghissimo sentore di Hofner) e la batteria scarna come poche fungevano da base ottimale per il classico "sglanghete sglanghete" della Rickenbacker 12 corde che spesso suonavo con il solo magnete al ponte (un tripudio di "sglanghete sglanghete"). 

Ovviamente non ho usato alcun tipo di effetto: ho solamente usato un plettro un po' più rigido del solito (invece del solito 0.38mm) per avere dei suoni ancora più marcati.

Essendo stati tutti noi battezzati con le canzoni dei Beatles, è stato veramente un tuffo nella nostra infanzia. Nel repertorio della suonata non sono mancati pezzi stra-ovvi come "the house of the raising sun" o "have you ever seen the rain": qualche bella straclassica non guasta mai!

Una gran bella strimpellata, non c'è che dire. Anche se, come ho detto prima, ho sempre pensato che fosse un modo un po' sputtanato per suonare una chitarra come questa, il divertimento è stato tuttavia totale. 

Da ripetere alla prossima occasione che capita.

martedì 15 luglio 2014

Un Omaggio ai Fratelli Ramone e alla Rickenbacker 450

In occasione della morte di Tommy Ramone, ultimo dei fratelli Ramone e batterista della mitica band dei Ramones, presento questo post come omaggio nei confronti di uno dei gruppi che ho sempre ammirato e seguito e che è stato fonte di ispirazione per molte mie composizioni in stile punk.

Inoltre poichè Johnny Ramone ha usato per alcuni anni la mitica Rickenbacker 450, in versione natural e fireglo, approfitto anche per menzionare, sia pur brevissimamente, questa magnifica chitarra Rickenbacker




Joey Ramone

Johnny Ramone con una splendida Rickenbacker 450 Fireglo

Joey Ramone con una Rickenbacker 450 natural


 
Tommy Ramone






Una Rickenbacker 450 Fireglo del 1967

martedì 8 luglio 2014

Il Plettro

Sembrerà forse una sciocchezza, ma il plettro ha un ruolo importantissimo nel rapporto fra un chitarrista, le sue mani e la sua chitarra. Questo principio, secondo me, vale per tutte le chitarre, ma vale in maniera molto rilevante per una chitarra come la Rickenbacker 360/12.

Ovviamente io parlo per la mia esperienza personale. Pertanto non è detto che per altri chitarristi sia la stessa cosa. Diciamo che quindi in questo post io racconto la mia storia che in quanto tale resta opinabile ed aperta a qualsiasi critica e discussione.

Vediamo di partire dal principio.

Appena acquistata questa Rickenbacker 360/12 ho allegramente preso il plettro che solitamente uso per suonare le mia altre chitarre. Premetto che tendo di solito ad usare plettri piuttosto morbidi perchè mi ci trovo particolarmente bene nel suonare soprattutto le chiatrre ritimiche. Sto parlando di plettri di 0.73mm: insomma plettri un po' più morbidi della media.

Ebbene usando un plettro di questo spessore, la Rickenbacker non suonava come volevo: facevo molta fatica a gestire la dinamica della chitarra. Come ho scritto nel post relativo ai magneti Hi-Gain della Rick 360/12, la dinamica è la sensibilità della chitarra: messa in soldoni, la dinamica consiste nel "pesto forte sulle corde escono suoni forti, suono delicatamente, escono suoni delicati".

Invece durante le mie prime suonatine, la Rickenbacker aveva una dinamica ingessata: suonava sempre troppo forte, troppo invadente, troppo chiassosa. In considerazione poi delle caratteristiche dei pick up Hi-Gain, bastava una minima pressione per far distorcere tutto. Inoltre, il plettro mi si incastrava in mezzo a tutte le corde. Insomma una dramma, una tragedia, una catastrofe. 

Non sapevo come risolvere il problema: non c'era verso di mettere d'accordo mano destra e chitarra. Un bel vicolo cieco...

Una sera, il mio amico Massimo (grande chitarrista rock-blues anche lui della "old-skool"), durante una prova con gli "Screams in the Backyard", mi chiede se volevo in omaggio alcuni suoi plettri che lui non usava più perchè troppo morbidi. Io li ho presi giusto perchè, come dicevo prima, tendo ad usare plettri morbidi: ma questi erano veramente molto morbidi. Si trattava di plettri 0.38mm che lì per lì mi hanno fatto pensare: "e che ci faccio con 'sti veli?".

Ho provato a suonarci qualcosina con la mia Telecaster American Standard e devo dire che non erano proprio il massimo della libidine. Poi: l'illuminazione! Poso la Tele ed afferro la Rickenbacker: MIRACOLO!

La Rickenbacker suonata con un plettro da 0.38mm suonava come l'orchestra filarmonica di Berlino! I suoni perfetti, la dinamica completamente recuperata, la distorsione cronica sparita. Il plettro poi volava sulle corde senza mai incastrarsi negli stretti spazi fra le coppie di corde. Incredibile! Torna il sorriso sul volto del vetusto chitarrista ritmico!

Si può arrivare con un plettro simile a livelli tali di finezza che sono difficili da rendere a parole. Tanto per dire: riesco addirittura a suonare la Rickenbacker 360/12 come una 6 corde suonando solo le 6 corde-madri (quelle tipiche delle 6 corde) e in questo modo ho potuto sentire come può suonare una Rickenbacker 360. Fantastica.

Ecco pertanto la lezione che ho imparato con la mia esperienza.

Penso che la Rickenbacker 360/12 necessiti di un plettro molto morbido (0.38mm appunto) per poterne apprezzare in pieno tutte le sue potenzialità, sia per le ritimiche che per i solisti. Plettri troppo rigidi rendono questa chitarra inservibile: credetemi. C'è da impazzire. Alla fine con pochi centesimi si riesce non solo a risolvere un sacco di problemi legati all'uso dello strumento, ma si riescono a tirare fuori suoni, tonalità, arpeggi, timbriche altrimenti irraggiungibili.

Personalmente uso un plettro Dunlop 0.38mm: perfetto. costa pochi spiccioli e vale veramente tanto. Quelli troppo economici (si parla di roba dal costo infinitesimale che ti tirano dietro come omaggio se compri ad esempio delle corde...) non vale la pena di usarli perchè semplicemente non sono all'altezza.

In conclusione. Il plettro non è un pezzo di plastica del tipo uno vale l'altro. Bisogna trovare il proprio plettro (in spessore, forma, impugnatura, omogeneità di flessibilità, qualità complessiva) e tenerselo ben stretto.

martedì 24 giugno 2014

Un video degli Who

Propongo la visione di questo filmato degli Who dal vivo del 1965. Interessante notare come la Rickenbacker sia presente per la chitarra e per il basso. La performance di Townsend è sempre molto da "brivido": se penso a quanto tempo e impegno mi ci è voluto per mettere le mani su una Rick 360 mentre lui una la prende e prima la sbatte contro l'amplificatore e poi la getta via!


lunedì 16 giugno 2014

I Pick Up

Un aspetto molto interessante, e materia di ampia e profonda discussione fra i chitarristi più o meno rickenbackeriani, è quella relativa ai pick up, in generale, e a quelli della Rickenbacker 360/12 in particolare. Vorrei premettere a riguardo che io non sono un esperto in questioni elettrotecniche, elettronica, componentistica avanzata delle chitarre e così via. Sono solo un chitarrista e polistrumentista che suona da parecchi decenni e che possiede alcune chitarre con caratteristiche molto differenti fra loro. Insomma parlo solo per esperienza personale esprimendo quindi idee e visioni che, in quanto tali, sono del tutto opinabili.

Detto questo, vediamo di entrare nel merito della faccenda. La Rickenbacker 360/12 monta di serie i pick up denominati "Hi Gain", che rappresentano un'evoluzione dei classici "toaster" che venivano montati sui primi modelli e che oggi si possono trovare montati su 360/12 in versione speciale (la V64 che è una replica della vecchia 360/12 appunto del 1964). I toaster si chiamano così perchè sembrano la bocca del classico tostapane ed hanno una apparenza molto vintage. Taluni infatti li montano sulle proprie 360/12 sostituendo gli hi-gain di serie.

Una Rickenbacker 360 Midnight Blue con i toaster
Le differenze? Quali sono da preferire? Ovviamente io ho solo l'esperienza diretta degli hi-gain che sono montati sulla mia Rick 360/12 e ho sentito su alcuni video il suono dei toaster. Quello che posso dedurre è che i toaster (molto belli da vedere, non c'è che dire) sembrano avere un suono un po' metallico rispetto agli hi-gain e forse, da quello anche che leggo sui forum, suonano in modo meno potente. In fondo il fatto che si chiamino hi-gain, una ragione la deve avere. Insomma gli hi-gain suonerebbero più forte e con un suono più pieno, ma, forse per questo, meno vintage. Comunque, personalmente, io non li sostituirei anche perchè sono dell'idea che una chitarra meno si smanetta e meglio è. Ma questa è una mia opinione.

Una Rickenbacker 370/12 Jetglo


Gli hi-gain in dotazione sono due (la 370 ne ha tre): uno al ponte ed uno al manico. Come in tutte le chitarre normali di questo mondo il pick up al ponte presenta un suono più chiaro, aperto, acuto, metallico mentre quello al manico è più pieno, ricco di bassi e scuro. Devo dire che i suoni di questi due magneti sono molto distinti: quindi la definizione del suono secondo i propri gusti dovrà essere effettuata operando sulle manopole (5) che si trovano sulla chitarra. 2 manopole operano sui toni dei pick, 2 sui volumi e poi c'è la famosa 5 manopola che regola il bilanciamento fra i due magneti (tutto questo sarà materia di uno specifico post). Insomma c'è da perderci un bel po' di tempo per lavorare sui suoni! 
 
Ovviamente non bisogna dimenticare la levetta che fa funzionare il solo pick up al ponte, il solo pick al manico o entrambi (nella posizione intermedia).

Inoltre mi viene da pensare: se è così impegnativo trovare e gestire  i suoni per la 360/12 che ha due magneti, figuriamoci con la 370/12 che di magneti ne ha tre!


Se si vuole ottenere un suono molto beat o anni '60 si tenderà pertanto a far prevalere il pick up al ponte con suoni molti chiari e metallici. A me piace ad esempio un suono molto pieno, con un bel "bump" di pennata: quindi li bilancio con una piccola prevalenza del pick up al manico. Ma qui è questione di gusti, di pezzi da suonare, di arrangiamenti, ecc... C'è veramente da perderci molto tempo.

Una nota a sè stante è quella della regolazione dell'intensità di questi pick up. Ho detto che si chiamano hi gain: quindi vuol dire che sono piuttosto potenti. In effetti sono pick molto potenti e dotati di una dinamica decisamente notevole. Che significa tutto questo? Significa che ci vuole veramente molto poco per far distorce tutto e farli sparare a tavoletta. Bisogna stare molto attenti alla dinamica di questi magneti. Che significa in pratica "dinamica"? La dinamica esprime la sensibilità dei magneti: se suoni pianissimo suoneranno pianissimo, se picchi duro suoneranno altrettanto forte. Ci sono pertanto in circolazione magneti più o meno sensibili: alcuni non lo sono affatto. Ricordo sempre la mia Eko X27: o suonavi forte o suonavi piano il suono era sempre più o meno lo stesso, piatto e senza la minima profondità. Le chitarre economiche hanno solitamente magneti poco dinamici e quindi sono chitarre decisamente poco versatili

Nella Rickenbacker 360/12 se uno sfiora le corde, viene fuori un suono delicatissimo e vellutato, ma se pesti, il volume impenna subito. Quindi ci vuole la mano esperta per evitare che venga fuori un suono pessimo: diciamo che le "zappe" non dovrebbero suonare una chitarra come questa. Ci vuole la mano. Inoltre eviterei di mettere tutte le manopole a tavoletta. Diciamo che i toni si possono portare a fondo scala, ma i due volumi eviterei di metterli al massimo: bisogna trovare il volume giusto, ben calibrato fra i due magneti, così come ben dosare il bilanciamento fra i due tramite la quinta manopolina. Il risultato sarà un suono decisamente pulito e preciso.

E' evidente che in tutto questo blabla un ruolo non secondario è giocato dall'amplificatore. Una Rickenbacker 360/12 necessita di un amplificatore all'altezza sennò sono guai: i suoni fanno schifo e la chitarra diventa insuonabile. Cito il mio caso personale. Posseggo un piccolo Fender Frontman a transistor da pochi watt che uso di solito per esercitarmi e che porto in giro nei locali piccoli: ebbene questo amplificatore non la regge minimamente questa chitarra. Impossibile accoppiare i due a meno che non suono a volume minimo. 

Invece il mio buon Egnater Tweaker112/40 a valvole è una meraviglia: i suoni sono puliti, caldi, perfetti, equilibrati. E' veramente possibile trovare delle timbriche e dei colori perfetti con questo amplificatore. Avrò modo di discutere di questo eccellente compagno di suonate in uno spazio specifico, perchè, credetemi, lo merita davvero.

Questo comunque per dire che un pessimo amplificatore può azzerare la qualità di qualsiasi chitarra, in particolare una chitarra dai suoni complessi come la Rickenbacker 360/12. Quindi se qualcuno si decidesse all'acquisto di una Rick 360/12 metta in conto anche la disponibilità di un amplificatore adeguato: sennò è un disastro. Lasciare perdere: è meglio...